Si è svolta ieri nella sede della Caritas di Caltagirone la conferenza stampa organizzata dalla Cooperativa San Francesco, in collaborazione con ALS Calatino e MCL Calatino, per esporre le attività svolte all’interno del CPA “ I colori del Mondo” e presentare alcuni dati relativi al fenomeno migratorio.
Il progetto Fami “I colori del mondo” di Caltagirone è un progetto che associa 2 Centri di Prima Accoglienza che insieme garantiscono una ospitalità di 50 posti, e da novembre del 2016 ad oggi ha accolto 225 minori stranieri non accompagnati provenienti dall’Africa sud-sahariana e dall’Africa settentrionale.
A sottolineare i dati della presenza degli ospiti dall’avvio ad oggi Ignazio Mangione, Vice Presidente della Cooperativa San Francesco «Al momento sono presenti 36 beneficiari, dei complessivi 225 ospitati, 78 si sono allontanati arbitrariamente con destinazione ignota senza concludere il percorso previsto dall’accoglienza; ben 80 sono stati trasferiti nelle strutture di seconda accoglienza; 16 ospiti sono stati trasferiti nel CARA di Mineo; i restanti minori hanno beneficiato alcuni del ricongiungimento familiare nei vari paesi europei, grazie all’unità Dublino».
«La nostra esperienza di accoglienza è una esperienza che abbiamo sempre cercato di tenere aperta all’intera comunità locale, da qui l’esigenza di presentare un rapporto alla città. Attraverso alcuni dati è proponiamo la nostra chiave di lettura del fenomeno migratorio e le novità che emergono rispetto allo stesso. Negli ultimi mesi la condizione dei ragazzi che noi stiamo ospitando è peggiorata in maniera grave; gli stessi dopo un lungo periodo di detenzione in Libia e magari una prolungata permanenza anche in mare arrivano da noi in condizioni di salute assai grave, arrivano denutriti e in stato davvero precario.- Ha sottolineato Paolo Ragusa, Coordinatore del Progetto FAMI, che continua - È necessario che questo grido di dolore che ci arriva dai ragazzi venga rappresentato all’intera opinione pubblica, perché non si può rispondere con l’indifferenza o con l’ostilità, ma ciascuno di noi deve rispondere con grande senso di umanità».
A specificare il tema sanitario il medico dell’età evolutiva del Progetto Fami 1094, Dottor Alessandro Manzoni che ha spiegato «l’età dei ragazzi accolti ultimamente si è abbassata, ma quello che si è visto drasticamente è lo stato di malnutrizione, i segni di violenza, i segni di malattie, evidenti sono i segni di lesioni cutanee che indicano alcune malattie protratte nel tempo; le violenze subite sono palesi, da un punto di visto psicologico i ragazzi sono molto provati, si evince un vissuto molto drammatico».
A parlare della parte sociale e della fenomenologia, Giacoma Romano, Assistente Sociale del Progetto 1094 «dall’avvio ad oggi c’è stata una variazione nella fenomenologia dei flussi migratori, le prime nazionalità accolte nel Centro provenivano dall’Africa sud-sahariana, oggi però assistiamo a una accoglienza diversa in quanto i minori accolti provengono da nazionalità che non avevamo accolto quali Sudan, Somalia ed Eritrea. Questi ragazzi presentano una vulnerabilità psico-fisica elevatissima, dai colloqui emerge un elevato malessere psichico in quanto hanno difficoltà a raccontare il proprio vissuto, si sono sentiti privati e violati in tutti i loro diritti, a partire dall’incapacità di avere soddisfatti i loro bisogni primari legati all’alimentazione e al bisogno di sentirsi accuditi. La lunga permanenza sul territorio libico ha determinato un malessere che oggi gli impedisce di affidarsi con facilità ai professionisti presenti in struttura».