L’accoglienza dei migranti in questo tempo assume, più che mai, contorni e significati diversi.
Il rapporto con i migranti ospiti si riempie di quei contenuti sino ad oggi incomprensibili perché nessuno di noi conosceva, e avrebbe potuto immaginare, l’esistenza di una nuova dimensione: la Distanza.
Mi chiedo allora quale sia il significato della parola Distanza e per darmi risposte autentiche vesto i loro panni.
Ascoltando le storie dei Migranti abbiamo sempre considerato la distanza una dimensione esclusivamente chilometrica, una estensione di spazio da riempire con il racconto delle storie, eventi, tappe, procedure… una estensione talmente grande, e lontana da noi. da impedirci di comprendere, a fondo, la vera essenza di quel loro Viaggio.
Guardando la mappa geografica dei Paesi attraversati abbiamo tentato di coniugare lo spazio con il tempo, illudendoci di disegnare, sulla linea del nostro Tempo, il loro infinito peregrinare… senza ritrovare mai nei Loro occhi né il tempo nè la Distanza.
Raccontano, scrutano,digiunano, piangono, pregano… portando sempre il “Mondo dentro se”.
“Il mondo dentro se”: è questa la nuova dimensione che oggi siamo chiamati a conoscere.
Costretti a vivere in questo Non Tempo, da soli in casa, ricalcoliamo distanze, ridisegniamo confini, scopriamo e viaggiamo, come loro, nel “mondo dentro noi”, in un tempo e in uno spazio nuovo.
Ci accorgiamo, così, che le vere distanze, non sono i chilometri che ci separano dagli altri ma sono i chilometri che portiamo nel cuore.
Ripenso allora ai tanti migranti conosciuti e alle loro storie mai fatte di Distanze.
E così, mentre organizzo, in maniera maldestra, una video - chiamata, vedo i loro volti affacciarsi sullo schermo, i loro sorrisi e i loro occhi abituati, molto più di me, a stabilire un contatto in ogni modo, audio, video, …purchè sia un contatto.
Chiedo scusa per la modalità di confronto ma il mio imbarazzo cede il passo alla loro vispa curiosità con cui salutano, sino ad apprezzare, ogni cosa che porti al Cambiamento.
Loro non hanno, diversamente da noi, abitudini, futili e pretestuose, ove ancorare comprensibili paure.
E così’, mentre credo di essere distante, perché costretta a parlare attraverso un video, mi accorgo di non essere mai stata loro piu vicina.
Seppur attraverso una modalità di lavoro apparentemente “asettica”, mi trovo, oggi, a cogliere e condividere con le giovani ospiti emozioni e paure sino a scoprire quella nuova dimensione per cui non serve essere nella stessa stanza per essere vicini alle persone.
La loro paura di non poter abbracciare i propri cari oggi è anche la mia.
La loro preoccupazione per gli amici in trincea oggi è anche la mia.
Il loro bisogno di trovare protezione e cura oggi è anche il mio.
Il sogno che questa tempesta in alto mare finisca presto è oggi anche il mio.
Siamo distanti ogni volta che non comprendiamo gli altri, ogni volta che creiamo barricate,ogni volta che facciamo transitare pregiudizi e contrasti nelle strade del cuore.
Mentre rassicuro loro, e me, che presto troveremo una cura, loro mi ricordano che in Somalia si muore ancora a causa della febbre.
Mentre spiego loro che questo del Covid 19 è un periodo difficile per tutti, loro mi confortano dicendomi che la Guerra fa più male.
Mentre raccomando loro che in questo tempo è bene stare isolati mi confortano dicendomi che la solitudine del Sahara è peggio.
Mentre chiedo loro di comprendere la fragilità di coloro che soffrono per i propri cari lontani loro sorridono dicendo che non si è mai lontani quando ci si ama.
La distanza tra loro e me si annulla, la vicinanza tra loro e me è grande.
E così, ci ritroviamo, noi che sino ad oggi abbiamo cercato di dar loro conforto e protezione, a chiedere di trasmetterci quel coraggio che solo loro conoscono.
Chiediamo lori di insegnarci quella dimensione, sconosciuta, che vive dentro di noi, per cui un paesaggio, un amore, un affetto può essere vicino sempre, nonostante tutto..chiunque sia il Tuo Dio.
E sì! Come dice Papa Francesco “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca tutti fragili e disorientati… su questa barca ci siamo tutti, tutti.” Maria Giovanna Bertolami